Ronde Van Vlaanderen – Antwerpen (BE) 31 marzo 2018

Grote Markt il giorno della Ronde Van Vlaanderen

L’Amatori Velo Lainate torna in Belgio dopo l’esperienza del 2016, questa volta non più in Vallonia ma nelle Fiandre dove il ciclismo non è uno sport come gli altri, ma molto di più. La dedizione del popolo fiammingo per la bicicletta e per i suoi più grandi interpreti è qualcosa di trascendente, il ciclismo non è solo una passione, il ciclismo qui è una religione, una fede! E quale migliore occasione per spingerci così a Nord se non quella di vivere appieno la festa più importate per questo popolo di credenti? Ovviamente arriviamo ad Oudenaarde nel week end della Ronde, così qui tutti chiamano la corsa che ogni bambino del posto sogna di vincere un giorno, e capiamo subito di esseri arrivati nella Terra Promessa del ciclismo, dove per tutto l’anno si attendono con ansia questi giorni, che dopo una serie quasi infinita di corse più o meno importanti nelle settimane precedenti, E3 Prijs Harelbeke, Gent-Wevelgem, Dwars Dor Vlaanderen solo per citare le più importanti, culminano con la Ronde Van Vlaanderen, la cui liturgia è officiata e seguita solennemente dall’intera comunità.

Dopo aver ritirato il pacco gara arriviamo ad Antwerpen, sede di partenza del percorso lungo della nostra “gara” e di quella dei pro. La formazione AVL per questo tipo di trasferta è ampiamente collaudata: Vittorio, Ugo, Simone, Raffaele, Juan, Marco e io a pedalare, Tiziana, Marilena e Ezio nel ruolo fondamentale come non mai di accompagnatori e sostenitori. A noi si è unito anche Claudio degli amici dell’Amspo di Rho.

Formazione al completo prima del via

Il sabato è il giorno della “gara”. La sveglia suona presto, colazione abbondante e alle 7.30 siamo pronti per partire. L’aria è a dir poco frizzante, la temperatura di poco superiore ad un grado ma fortunatamente non piove. Partenza alla francese come si usa da questa parti e appena fuori Anversa ci attendono circa 80 Km di pianura fiamminga. Ci scaldiamo subito visto il ritmo allegro dettato da Simone, ma facciamo in tempo a notare che a bordo strada intere famiglie sono fuori di casa e plaudono al nostro passaggio. Bambini ancora in pigiama e anziani sulle seggiole per vedere passare noi! Ovviamente ci gasiamo a mille e spingiamo ancora di più. Attraversiamo anche piccoli paesi parati a festa con le immagini degli idoli locali, Van Avermaet, Vanmarcke, Van Aert, e i tifosi continuano ad acclamarci.

Nonostante l’assenza di particolari asperità bisogna stare sempre all’erta. Il percorso è un dedalo di stradine di campagna, ciclabili, curve a gomito, dissuasori piazzati ovunque quindi è necessario stare sempre con le antenne dritte e avere mille occhi visto anche la quantità di ciclisti che abbiamo intorno.

Km 89 Lippenhovestraat! Il primo settore di pavé è una scarica elettrica terrificante. Vibra tutto, bicicletta, gambe, braccia, mani, la testa sembra che debba scoppiare da un momento all’altro, siamo tutti a disagio. I ciclisti locali ci passano ovunque a velocità doppia. Milletrecento metri di inferno e siamo solo all’inizio della nostra avventura. Qualche kilometro dopo il settore di Haaghoek certifica che qui comandano i locals.

Ci perdiamo un po’ di vista, la quantità di ciclisti sul percorso è impressionante. Simone galoppa in solitaria verso Oudenaarde, mentre Vittorio incappa in un’uscita di strada che lo fa finire in un canale pieno d’acqua che lo obbliga al ritiro. Fortunatamente viene recuperato da Ezio, Tiziana e Marilena che lo soccorrono ed evitano che vada in ipotermia. Rimaniamo Marco, Juan e io.

Ezio soccorre Vittorio

Intorno al centesimo km è la volta dei tanto attesi muri. Leeberg, Berendries, e Tenbosse  tutti in asfalto sono il preludio al Muur van Geraardsbergen, qui semplicemente chiamato Muur per antonomasia, che fino a pochi anni fa era il trampolino di lancio verso la gloria assoluta, mentre oggi resta un po’ fuori dal cuore del percorso. Comunque tantissima gente ci applaude e ci incita durante l’ascesa su questa stradina stretta, tortuosa e ricoperta da un pavè infido, chiamandoci coi nomi che abbiamo sul numero della bicicletta, e arriviamo in cima superando pendenze vicine al 20% anche grazie a loro.

Al ristoro in cima al Muur veniamo raggiunti da Ugo e Claudio. Poco più avanti incontriamo la nostra ammiraglia ad aspettarci. Nel frattempo arriva anche Raffaele e da li in poi procederemo di nuovo insieme.

I consigli del DS

Gruppo e paesaggio fiammingo

Siamo ormai nel vivo della manifestazione, mancano un centinaio di kilometri all’arrivo, e attraversiamo piccoli borghi di poche anime che nessuno conosce, che nessuno mai visita, ma che un giorno all'anno, quello della Ronde Van Vlaanderen, diventano centro pulsante di un unico cuore, quello fiammingo, quello ciclistico dove il silenzio abituale di questi luoghi viene spazzato via in un attimo dal fruscio delle biciclette e dal tifo del pubblico.  Al km 169 ci attende il Koppenberg, il più temibile dei muri, una collina tagliata in due da una strada di ciottoli senza senso, creata "solo per il gusto meschino di farsi del male" come sosteneva Walter Godefroot. Seicento metri, non uno di più, sessantaquattro di dislivello, che fa in media una pendenza dell'undici per cento e in pratica un massacro, perché all'inizio sale blando, poi si impenna e lì, se va bene, bisogna appendersi al manubrio e alla fede; se va male invece si scende di bici e la si trascina. Cosa che succede a tutti noi tranne che a Raffaele che riesce a domare la bestia e a scollinare indenne.

Koppenberg

I muri si susseguono kilometro dopo kilometro, Taaineberg, Kaperij, Kanarieberg, Kruisberg, Hotond, un rosario continuo, una litania infinita che ci fa perdere il conto di quanti ne abbiamo fatti e di quanti ne rimangono da affrontare. Continuiamo con tutti i muscoli che gridano vendetta e in compagnia di una fatica bastarda. All’ultimo punto di ristoro incontriamo chi questa gara l’ha corsa sul serio e l’ha pure vinta, Alessandro Ballan. Quattro chiacchere, l’immancabile selfie e si riparte con una carica in più.

AVL e Ballan

Duecento e passa kilometri pedalati e il bello devo ancora arrivare. La diade Oude Kwaremont/Paterberg ci attende, implacabile. Il primo col suo pavé antico e arcigno, il secondo con le pendenze insensate. Il boato al nostro passaggio di centinaia di persone, già arrampicate sui pendii dellr colline per assistere all’indomani al passaggio dei professionisti, è benzina super per le nostre gambe. Viviamo da vicino l’esperienza che “quelli veri” provano in quasi tutte le corse. Il tifo ci mette le ali come la famosa bibita e scolliniamo anche gli ultimi due muur! I 15 kilometri che ci separano da Oudenaarde li voliamo via in un batter d’occhio, la flame rouge ci avverte che siamo in dirittura d’arrivo, e quasi ci rammarichiamo che non ci siano ancora una decina di Km da pedalare.

Arriviamo in parata gustandoci gli ultimi metri di questa stupenda giornata.

Gruppo AVL

Aankomst

Il giorno seguente è quello della grande festa. Sacro e profano si fondono insieme. Ronde e Pasqua. Anversa è invasa da migliaia di “fedeli”. Anche noi ci buttiamo in mezzo a questa bolgia gioiosa. I pro vengono presentati prima del via su un enorme palco e sono acclamati come divinità. Ci gustiamo fino in fondo questa fantastica atmosfera.

Sul palco della Ronde

Pranzo AVL di Pasqua

Il pranzo di Pasqua con la TV che trasmette la Ronde in diretta è il sugello a quest’altra fantastica esperienza di sport, di viaggio e di condivisione. Un’esperienza vissuta a 360 gradi che oltre alla scoperta della bella città di Anversa, ci ha permesso di assaporare il vero spirito del popolo fiammingo da sempre legato in maniera indissolubile allo sport che pratichiamo. E come sempre un grazie agli amici dell’AVL che hanno condiviso con me questa ennesima sfida. Alla prossima!