Liege-Bastogne-Liege Challenge – Liege (BE) 23 aprile 2016
La Doyenne – Un viaggio, un’avventura, un bel week-end in compagnia. #nonsolociclismo
A Liegi si parte, a Liegi si arriva. In mezzo Bastogne, crocevia, fine dell’andata, inizio del ritorno. Detta così la faccenda non sembra nemmeno troppo complicata, ma invece la storia è lunga e affonda le sue radici in un’epoca in cui lo sport, e soprattutto il ciclismo, era considerato un “affare per signori” in quanto possedere una bici da corsa era un vero lusso. Siamo nel 1892, non una ma due vite fa, in Italia regnava Umberto I mentre a Liegi 33 temerari partivano per affrontare la prima edizione di quella che attualmente è la Classica Monumento più vecchia presente nel calendario ciclistico. Arrivarono al traguardo in 17, vinse Léon Houa che distanziò il secondo classificato di ben 22 minuti.
Da allora grandissimi del ciclismo hanno messo il loro sigillo su questa corsa, che al saliscendi continuo dei primi cento chilometri nella seconda parte aggiunge il sadismo degli organizzatori, che hanno disseminato il percorso di côtes, salite taglienti con pendenze a volte improbabili, non corte come i muri fiamminghi e non lunghe come le salite alpine, ma rasoiate di due kilometri, a volte meno a volte di più. Côtes che hanno assunto ormai qualcosa di epico agli occhi degli appassionati e i cui nomi sono patrimonio del ciclismo; Roche en Ardenne, Saint Roch, Wanne, Haute Levée, Rosier, La Redoute, Saint Nicolas a cui negli ultimi anni si è aggiunta la Roche aux Faucons. Epici anche i vincitori di questa corsa dallo svizzero Kubler, al belga Van Loy. Dal francese Anquetil al Cannibale Merckx (suo il record di 5 vittorie) e poi Hinault che nel 1980 vinse sotto la neve, all’irlandese Kelly capace di vincere qualsiasi classica, per arrivare al dominio italiano con Argentin, Bartoli, Bettini finendo con i campioni attuali ovvero i vari Gilbert e Valverde.
Con queste premesse, con questa storia, con questi nomi è ovvio che la Liege-Bastogne-Liege sia diventata una tappa ambitissima per qualsiasi ciclista. Ultima fatica della “campagna del Nord” e trampolino di lancio verso la stagione dei grandi giri. Punto di svolta stagionale per il ciclismo professionistico e punto fermo in questo 2016 per la stagione dell’Amatori Velo Lainate.
Con Marco iniziamo a pensare di partecipare alla LBL già a novembre dell’anno scorso. Andiamo, non andiamo? Chi viene, chi non viene? Siamo sicuri? Ce la faremo…? Alla fine decidiamo di proporre questa avventura e le adesioni sono parecchie. Passiamo tutto l’inverno macinando kilometri su kilometri, facendo giri che mai avremmo pensato di affrontare a gennaio, febbraio, marzo, e ci ritroviamo in un baleno ad aprile.
Venerdì 22 aprile
Mattino di venerdì 22 aprile, casello di Lainate eccoci pronti alla partenza per il Nord, per la nostra Liegi-Bastogne-Liegi.
Marco, Ugo, Raffaele, Vittorio e Tiziana a bordo del Citroen Jumpy noleggiato per l’occasione, Juan, Cesare e Simone a bordo dell’ammiraglia che il giorno seguente si rivelerà provvidenziale.
A9, bollino per l’autostrada svizzera, soste pipì, tunnel del Gottardo, Basilea, la campagna francese, il Lussemburgo, un panino all’autogrill, le foreste delle Ardenne e in men che non si dica siamo a Liegi. Liegi che ci accoglie in tutto il suo grigiore, ma poche ore dopo sarà anche peggio, con tutto il suo traffico, ma anche col fascino (per noi ciclisti) del suo nome. Arrivati al villaggio di partenza ci accorgiamo subito che siamo parte di un evento davvero internazionale. Oltre ai tantissimi nostri connazionali e agli altrettanti spagnoli, il parcheggio e tutti gli stand sono invasi da olandesi, francesi, tedeschi, inglesi, danesi, svizzeri irlandesi e questo è testimoniato dal profluvio di lingue che si riesce ad ascoltare.
Al ritiro dei pacchi gara
Ritirati pettorali e gadget, ci spostiamo poco fuori città per andare nel B&B che Juan da vero segugio ha scovato per tutta la comitiva. Il campo base è a Herstappe, sul confine con la parte fiamminga del Belgio, anzi a dire il vero già oltre, e infatti il paesaggio con i suoi campi a perdita d’occhio e le sue stradine tortuose e li a dimostrarlo. Sistemazione nelle camere senza sorprese; Ugo e Tiziana, Raffaele e Vittorio, Marco e Simone, Juan e Cesare. Qualcuno si starà chiedendo chi è Simone? Poglianese, classe 1965, vincitore di categoria di svariate GF, insomma uno davvero forte, iscritto al GSO Pogliano ha accettato il mio invito una sera di gennaio mentre si chiacchierava dal nostro ciclista, e senza tante storie anche lui è arrivato in Belgio, e si è inserito alla grande nel nostro gruppo.
A tavola nel “pre-gara”
Cena “italiana” per così dire e a letto presto. La notte sarà breve. Per qualcuno agitata, il pensiero di quello che ci aspetta unito alla digestione impegnativa fanno il resto.
Sabato 23 aprile
Le sveglie suonano che è ancora notte fonda e la prima cosa che facciamo appena alzati dal letto è guardare fuori dalle finestre. Piove. Fa freddo. Ci ritroviamo a fare colazione e l’umore non è dei migliori, del resto siamo tutti consapevoli di quello che dobbiamo affrontare. Dai borsoni rispuntano divise invernali, guanti e copriscarpe in neoprene, mantelline in goretex e tutto l’armamentario invernale che speravamo di non dover utilizzare. Arrivati in auto alle prime luci dell’alba in una bagnatissima Liegi, vediamo i vialoni che costeggiano la Mosa invasi da centinai di ciclisti che si dirigono alla partenza. Trovato un parcheggio nelle vicinanze montiamo anche noi le biciclette e in pochi minuti siamo pronti.
Pronti per partire
Preparativi…
Il DS impartisce gli ultimi consigli
Purtroppo Juan, a causa un problema al soprassella, dopo essersi preparato per tutto l’inverno in maniera scrupolosa non potrà essere della partita ma insieme a Tiziana si rivelerà fondamentale per la riuscita di questa impresa, calandosi nelle vesti di “Direttore Sportivo” e supportandoci con un tifo incredibile.
Sono passate da poco le 6.30 del mattino, i termometri segnano 4 gradi e non smette di piovere. Ci dirigiamo verso il punto di partenza, e seguendo il flusso continuo di ciclisti iniziamo anche noi la nostra Liege-Bastogne-Liege.
Verso la partenza
Subito fuori città ci attende la prima salita, ovviamente non considerata tale dall’organizzazione, che ci fa capire cosa ci aspetterà da li in avanti. Vittorio è in forma smagliante e detta un buon ritmo, Ugo non si è svegliato bene ma con grande esperienza va via in agilità mentre tutti gli altri cercano di sprecare meno energie possibili. Passano i km e il freddo si fa sempre più intenso, notiamo anche che tantissimi ciclisti sono fermi a bordo strada per riparare delle forature. Nel frattempo i su è giù sono continui e le salite “vere” sono ancora lontane da venire.
Verso il km 80 finalmente troviamo ad attenderci Tiziana e Juan con l’ammiraglia a bordo strada, carica di ogni ben di dio, ma soprattutto con qualche cambio asciutto.
Tiziana e Juan a bordo dell’ammiraglia
Aiutato da Tiziana cambio calze, copriscarpe, guanti e cappellino. I più duri non cambiamo nulla. Rifocillati dal ristoro riprendiamo la strada e siamo pronti per affrontare la prima côte di giornata ovvero La Roche-en-Ardenne. Dopo 20 metri di salita Marco fora. Mi fermo e con l’aiuto del generosissimo Simone (in pratica fa tutto lui) riusciamo a sistemare il guasto. Ripartiamo e cerchiamo di raggiungere Raffa, Ugo e Vittorio che giustamente hanno proseguito col loro passo. Io e Marco siamo in balia di Simone che per 30 km ci porta a spasso sui saliscendi prima di Bastogne.
Arrivati al giro di Boa succede un altro imprevisto. Ad un incrocio perdo di vista Marco. Arrivo al rifornimento di Bastogne, mi guardo in giro e vedo Raffa, Ugo e Simone. Marco non c’è, nemmeno Vittorio. La gente è tantissima, penso che Marco abbia proseguito da solo non avendoci visto. A questo punto io e Simone riprendiamo la strada, Ugo e Raffa aspettano ancora un po’ ma non vedendo arrivare nessuno ripartono anche loro con la convinzione che Marco sia davanti. Invece no. Scopriremo alla sera che Marco aveva forato di nuovo e che Vittorio era con lui.
Marco e Vittorio
Si torna verso Nord, ora la pioggia è stata sostituita dal vento che soffia in direzione contraria alla marcia. Il freddo pungente invece resta la costante della giornata. La Côte de Saint-Roche, con la strada che si inerpica tra le casette di Houffalize con punte massime del 20%, taglia le gambe a parecchi ciclisti. In cima tutti hanno la bocca spalancata e cercano ossigeno per recuperare energie.
La pianura in questa parte d’Europa è una chimera e infatti continuiamo a macinare kilometri controvento su interminabili sequenze di mangia e bevi per arrivare finalmente al Km 165 dove Juan e Tiziana ci attendono di nuovo con il loro tifo a squarciagola e i loro incitamenti che riservano anche a tutti gli altri partecipanti. Qui la sosta è più lunga. Mangiamo di tutto, anche fragole, frutta secca e bombi prima di ripartire ancora con le coppie ci che si erano formate nei pressi di Bastogne. Che bello avere l’ammiraglia!
Secondo ristoro
Da qui in avanti mancano circa 100 Km dove sono concentrate sei delle otto “salite” della Liegi. A Wanne affrontiamo l’omonima côte, prima del trittico Haute-Levée, Rosier, La Redoute. Le prime due tutto sommato risultano essere pedalabili e in effetti non creano grandi problemi a nessuno.
La Redoute invece, affrontata dopo il passaggio nel centro di Remouchamps, con i suoi 1700 metri di lunghezza al 9,7% medio con una punta massima del 20% lascia il segno nelle gambe di tutti, e si capisce il perché sia con gli anni diventata una salita iconica per questa corsa.
Ma le fatiche non sono terminate, le forze rimaste sono quelle che sono e Liegi non è poi così vicina. Scolliniamo a Sprimont, un tempo considerata una vera côte, e puntiamo verso la Roche aux Faucons. Passata questa salita, che a mio parere si rivelerà la più dura di tutte, siamo consapevoli che il più è fatto.
La discesa verso la zona industriale di Liegi, il passaggio in fianco allo stadio dello Standard, Saint-Nicolas (la salita degli italiani), Ans, luoghi che sono familiari per tutte le volte che li abbiamo visti in televisione, sono il palcoscenico degli ultimi kilometri che dobbiamo affrontare.
All’arrivo, ad attenderci e a tifare non solo per noi, ci sono ancora Tiziana e Juan con un entusiasmo incredibile. Prima io e Simone, poi Ugo e Raffaele, ed infine Vittorio e Marco passiamo sotto lo striscione d’arrivo, felici, stanchi, orgogliosi e consapevoli di aver compiuto nel nostro piccolo un’impresa.
Arrivo di Simone e Cesare
Arrivo di Raffaele e Ugo
Arrivo di Vittorio e Marco
Una ottima cena e una bella dormita concludono una giornata fantastica!
Juan, Marco e Raffaele a tavola.
Domenica 24 aprile
Giornata di riposo. Per modo di dire dato che per vari motivi saremo impegnati tutti tutto il giorno, ognuno libero di fare quello che preferisce.
Marco, Raffaele e Vittorio si dirigono verso Bruxelles per visitare la capitale.
Gita a Bruxelles
Ugo e Tiziana vanno a trovare i cugini che vivono a Liegi.
Tiziana e Ugo in “visita parenti”
Io e Juan seguiamo tutto il giorno, anche sotto la neve, la Liegi dei professionisti.
La corsa dei professionisti
Simone esce ancora in bici per fare un centinaio di kilometri…
La sera ci ritroviamo ancora tutti insieme per la cena nella bella cittadina di Tongeren.
Lunedì 25 aprile
Purtroppo come tutte le cose, anche quelle più belle finiscono. Dobbiamo tornare a casa. Dopo un’altra colazione insieme, carichiamo il furgone e l’ammiraglia e siamo pronti per tornare in Italia. La sosta per fare il pieno di benzina è lo spunto per “saccheggiare” il market delle specialità locali, quindi birra e cioccolato.
Si torna a casa
Puntiamo decisi verso Sud. La neve del giorno prima non si è ancora del tutto sciolta ed imbianca le colline verso Bastogne che avevamo percorso solo due giorni prima. Come poi spesso accade da queste parti inizia a diluviare e guidare non è più un piacere. Arriviamo quindi un po’ stanchi e affamati nei pressi di Colmar, e qui Jaun e Tiziana sfoderano un altro colpo da maestri. Usciamo dall’autostrada a Ribeauvillé, grazioso borgo alsaziano, e facciamo una prima sosta presso l’esposizione del Maître Chocolatier Daniel Stoffel, idea di Juan, e dopo un bel giro nel centro del villaggio e un ultimo pranzo tutti insieme, idea di Tiziana.
Gita a Ribeauvillé
Finito il pranzo si riprende il viaggio, Basilea, la Svizzera e i suoi limiti di velocità, il confine di Stato e siamo di nuovo in Italia. Arriviamo a Lainate che è buio, stanchi certamente ma anche felici. Contenti soprattutto di avere portato a termine uno dei principali obiettivi della stagione, ma contenti anche di aver vissuto quattro fantastici giorni tutti insieme, sia sulla strada durante i lunghi viaggi, sia in bicicletta e anche a tavola!
Ringrazio tutti per aver condiviso questa esperienza e soprattutto un enorme grazie a Tiziana e Juan che ci hanno supportato in maniera fantastica durante la nostra Liegi-Bastogne-Liegi.
Cesare
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GF Saint Tropez – Saint Tropez (FR) 10 aprile 2016
Randonnée Tre Valli – Nerviano 10 aprile 2016
GF Perini – Carpaneto Piacentino 10 aprile 2016
A ciascuno il suo gusto!
Saint-Tropez
Granfondo o randonnée, Italia o estero, in compagnia o da soli, spingendo a tutto gas o a passo più tranquillo, domenica scorsa i “ragazzi” dell’AVL non si sono fatti mancare niente di tutto ciò, e ognuno ha scelto cosa, dove, come e con chi farlo!
Iniziamo da chi si è spinto oltre confine, ovvero Juan, Cesare, Marco, Roberto e Aurelio, che hanno partecipato alla Gran Fondo Gassin Golf de Saint-Tropez a casa dei maledetti francesi, affrontando un percorso esigente per il periodo, 160 Km per 2800 metri di dislivello positivo.
Domenica mattina il cielo è terso, ma l’aria è gelida, non ce lo aspettavamo. Fortunatamente il completo autunnale fa il suo dovere e ci schieriamo in griglia. Griglia inusuale dato che siamo nel porto di Saint-Tropez a fianco di lussuosi yacht e enormi velieri. Ore 8.00 si parte. Come d’abitudine non siamo lestissimi a lasciare i blocchi di partenza e per questo ci ritroviamo subito un po’ isolati, anche perché le partenze tra i diversi percorsi vengono date a distanza di 15 minuti, quindi il gruppo non è foltissimo.
Altimetria GF Saint-Tropez
Per i primi 35 km sembra di stare sulle montagne russe, un continuo saliscendi a tratti velocissimo, che si sviluppa sia nell’entroterra che sulla costa, regalando scorci stupendi dell’arcipelago delle isole di Hyères. La prima salita è il Col de Barral, che ci accoglie subito con le sue pendenze in doppia cifra, procediamo uniti ma Roberto ci avverte di una foratura alla ruota posteriore. Io, Juan e Marco ci fermiamo immediatamente per assistere Roby, Aurelio prosegue per conto suo.
Riparato il guasto in un tempo ragionevole ripartiamo, ma nel frattempo veniamo raggiunti dal testa del gruppo dei partecipanti al percorso medio. Ci ritroviamo circondati da una branco di bufali ansimanti che sprigionano watt a ogni pedalata. Non ci facciamo impressionare e proseguiamo col nostro passo ritrovandoci ben presto circondati da una natura quasi incontaminata, infatti ci troviamo nella riversa biologica integrale di Maures.
Cesare, Juan, Marco e Roberto sul Col de Barral
Arrivati in cima aumentiamo il ritmo sul falsopiano per cercare di recuperare qualche posizione, discesa veloce e inizio della seconda salita il Col de Barral, sulla carta la più facile. Saliamo tutti insieme senza forzare, ma a metà mi accorgo di aver forato! E’ la prima volta che mi capita in una Gran Fondo, e caspita non è davvero piacevole. Anche in questa occasione tutti mettiamo piede a terra e tutti mi aiutano a risolvere il problema. E’ proprio vero che gli amici si vedono nel momento del bisogno!
A questo punto la “gara” è andata definitivamente a farsi benedire, resta comunque da completare il percorso e la strada è ancora lunga. La terza salita di giornata è Notre Dame d’Anges, la più dura e la più lunga. Qui iniziano a farsi sentire i fuorigiri dei primi Km, ma senza troppi patemi saliamo di comune accordo, con Juan che negli ultimi Km detta il ritmo.
In vetta ci fermiamo al ristoro e Juan e Roberto fanno incetta di bombi zuccherosi, che l’organizzazione ha messo a disposizione dei concorrenti. Discesa un po’ sconnessa e via verso le ultime salite Col de Taillude, Col de Vignon e Col de Reverdi. Roberto è certamente il più in palla del gruppo, e lo dimostra portandoci a spasso sia in salita sia in discesa, dove pennella traiettorie da vero biker.
Prima dell’arrivo in salita a Gassin incontriamo gli unici e pochi km di pianura della giornata, che affrontiamo ovviamente controvento. Gli ultimi tre Km che ci portano all’arrivo ce li godiamo e scarichiamo le ultime energie sulla micidiale erta finale, arrivando felici e tutti insieme sul traguardo.
Juan, Marco, Roberto e Cesare al traguardo
Mai come in questa occasione il detto l’unione fa la forza è stato più appropriato. Tutti insieme, dall’inizio alla fine, come una vera squadra e la foto di rito al termine della gara è il degno suggello a una bellissima giornata di sport.
Juan, Roberto, Cesare e Marco dopo l’arrivo.
Nerviano
In quel di Nerviano, indiscussa capitale italiana delle randonnée si è invece svolta la terza edizione della Tre Valli, organizzata dai bianco-neri dell’US Nervianese 1919, su un percorso che si snoda tra le province di Milano, Como e Varese.
Al via dal Centro Sportivo Luciano Re Cecconi numerosi atleti dell’Amatori Velo Lainate, che si sono cimentati sui tre percorsi proposti dal sodalizio nervianese, lungo di 190 Km, medio di 132 Km, e corto di 72 Km.
Sergio, Umberto e Ugo prima del via
Vittorio, Nuccia e Paolo alla prova del “selfie”
Partiti tutti insieme da Nerviano, lungo la strada ognuno ha scelto che percorso affrontare. Raffaele, Ugo, Vittorio, Giuseppe G. e Paolo hanno optato per il lungo (Paolo tra l’altro concludendo il giro con un tempo di tutto rispetto), Roberto B., Nuccia, Sergio, Umberto e Patrizio si sono indirizzati sul medio, mentre Celestino, al suo rientro “agonistico” ha affrontato il corto.
Paolo tira il gruppo
Ben undici rappresentanti dell’AVL hanno portato a termine la manifestazione, anche in questo caso ottenendo un ottimo risultato di squadra.
Carpaneto Piacentino
Chi invece questa domenica ha messo in mostra lo spirito più racing di tutti è stato Giuseppe, che si è cimentato a Carpaneto Piacentino nella GF Perini. Del resto basta vedere la foto qui sotto per capire di cosa si sta parlando…
Giuseppe "a tutta!"
Percorso tosto, 120 Km e quasi 2500 metri di dislivello sui primi contrafforti appenninici emiliani, e proprio le parole di Beppe ci raccontano quello che è successo in corsa:
“Buona posizione di partenza che mi ha permesso di recuperare posizioni, ritmi da subito alti, prima lunga salita con continui cambi di ritmo in cui mi ritrovo con El Diablo nel finale, allungo in discesa veloce e subito si attacca la rampa ripida di Ca delle Donne dove riesco a rimanere agganciato al gruppo, lunga discesa con falsopiano finale sempre in tiro in gruppo prima di arrivare al bivio e svoltare insieme ai pochi per il lungo. Salgo al mio ritmo da solo non trovando la brillantezza iniziale e chiudo il parziale in 83° posizione. Recupero in discesa insieme ad altri che sfruttano la mia ruota e vado a chiudere su un nuovo gruppo prima di affrontare con fatica il primo muro di giornata, ancora un breve allungo ed affronto il secondo muro che mi farà perdere il gruppo e proseguire in solitaria fino ad agganciare un gruppo che mi porterà al traguardo in 147° posizione assoluta.”
Giuseppe alla GF Perini
Quindi, come avete potuto leggere e vedere, basta decidere cosa, dove, come e con chi farlo e troverete sempre qualcuno dell’Amatori Velo Lainate pronto a condividere la strada con voi.
Cesare
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GF Laigueglia Alè - Laigueglia 13 marzo 2016
Non proprio una Gran Fondo....
Prima rimandata, poi accorciata eliminando la seconda salita e di fatto portando il kilometraggio sotto i 100 km, la “Laigueglia” 2016 è più simile a una corsa in circuito che a una vera e propria Gran Fondo. Nessun problema, siamo pronti lo stesso. Al posto di Roby, che ha dovuto rinunciare a causa del cambiamento di data, c’è Marco oltre a me, Juan, Beppe e Aurelio. Quindi poche parole e qualche bella foto.
Alle 8.00 in punto siamo pronti per andare in griglia, ma prima la classica foto di rito.
Un vento di tramontana freddo e teso ci fa optare per la divisa autunnale e per schierarci al via solo pochi minuti prima dello sparo.
Ore 9.00 si parte. Beppe ingrana subito la “quinta” e cerca di portarsi a ridosso della testa del gruppone. Io, Juan e Marco usciamo dai blocchi in maniera più soft. Ci ricompattiamo ad Alassio e qui perdiamo di vista Juan che ci raggiungerà dopo alcuni minuti con un problema al cambio dovuto ad un salto di catena.
Beppe nel frattempo continua la sua gara e con i treni giusti si dirige verso la prima lunga, ma facile salita.
Noi rimaniamo attardati e all’uscita dalla galleria di Albenga dobbiamo lottare da soli contro il vento.
Alla fine, dopo un’ultima provvidenziale sosta con il meccanico del cambio-ruote, anche noi iniziamo la risalita. Guadagniamo posizioni su posizioni. Le gambe rispondono bene e la fatica è relativa. Anche il forte vento del mattino si è placato e questo ci facilità molto sia nei tratti in falsopiano che nelle discese. Planiamo verso Ortovero a velocità folli (ma quanto si va sempre più forte ogni anno?) e poco dopo ci troviamo ad affrontare la seconda salita di giornata, Paravenna.
Da alcuni dipinta come una salita ostica, alla fine si rivela per quello che in realtà è, ovvero una salita che affrontata a questo punto della corsa può fare paura veramente a pochi. Infatti, escluso un km sul finale dove le pendenze si fanno più importanti, la saltiamo via con grande facilità e ci dirigiamo verso Testico. Saltiamo anche il ristoro delle leggendarie salamelle e con un’altra picchiata puntiamo verso l’arrivo di Colla Micheri.
Nel frattempo Beppe ha già tagliato il traguardo in poco più di 3 ore con una media di 32 km/h, posizionandosi ottimamente nei primi 500 assoluti della classifica generale di una delle più partecipate Gran Fondo del panorama nazionale.
Io, Marco e Juan arriviamo più attardati ma comunque contenti per il risultato cronometrico e felici per aver disputato e concluso insieme la prima “corsa” di questa lunga stagione, aiutandoci a vicenda come amici oltre che compagni di squadra.
Anche a Laigueglia Amatori Velo Lainate ha dato il meglio di se.
Cesare
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Randonnée del Ticino – Nerviano 6 marzo 2016
Duecento sono sempre duecento.
Eh si, i 200 km nel ciclismo sono una soglia importante, soprattutto per noi amatori, soprattutto se bisogna farli a inizio marzo e soprattutto se quando ci si sveglia la mattina ci sono due gradi, il cielo color acciaio, una spessa nebbia che non vuole andarsene e le strade fradicie d’acqua per l’acquazzone del giorno prima.
Ma la Rando del Ticino e il suo percorso tra risaie, campi a perdita d’occhio, canali, aironi e le oramai mitologiche nutrie è li che ci aspetta. A Nerviano ci attende anche Raffa per distribuire i tesserini che aveva ritirato il sabato, quindi poche storie e via verso la partenza.
Come sempre alle manifestazioni organizzate dagli amici della S.A.V. 95, l’affluenza è di tutto rispetto, e anche quest’anno alla partenza ci sono più di 500 ciclisti e noi dell’AVL siamo uno dei gruppi più numerosi. Pronti a partire per questa seconda randonnée stagionale capeggiati dal Presidente, ci sono Marco, Juan, Raffa, Beppe, Vittorio, e il sottoscritto per i 200 Km, mentre Roberto B. guida la pattuglia dei 100 Km con, Bruno, Giuseppe G, Patrizio, Antonio, Mimmo, Donato e Tiziano.
Puntuali alle ore 8.00 iniziano le partenze, i due gruppi si separano, e noi dei 200 ci aggreghiamo ad un drappello in cui sono presenti parecchi atleti della Pirovano di Cinisello assistiti pure da un furgone “ammiraglia” (non proprio in sintonia con lo spirito randagio, ma fa sempre piacere avere un punto d’appoggio). A differenza degli anni passati, l’andatura è piuttosto contenuta, probabilmente il freddo pungente e le strade infide suggeriscono ritmi più rilassati.
Stando sempre a ruota per risparmiare la gamba, ci troviamo in meno di un’ora al Ponte di Ferro di Oleggio dove l’andatura improvvisamente si alza, Vittorio e Raffa a causa di un “buco” perdono contatto con il nostro gruppo. Sulla salita che porta a Oleggio Beppe sfodera la sua forma smagliante e mette in riga tutti e da qui per i successivi 80/90 km resteremo in testa a tirare noi dell’AVL mantenendo un ritmo regolare gradito a tutti.
Dopo Momo fa capolinea la neve e il paesaggio a volte è spettrale. Lunghi rettilinei in mezzo ai campi, stradine spesso tortuose, fossi con acque torbide, insomma non proprio l’ideale per andare in bici, ma siamo in ballo e balliamo. Il punto controllo e ristoro di Celpenchio a metà percorso serve oltre che rifocillarci un poco anche per una agognata sosta “idraulica”!
Si riparte e nonostante manchino ancora 100 Km, ci rimettiamo in testa al nostro gruppo a tirare. Poco prima di Tromello, insieme, decidiamo che per oggi abbiamo fatto la nostra parte e tiriamo un attimo i remi in barca.
Da qui iniziano a succedere un po’ di fatti anche spiacevoli purtroppo. Su un lungo rettilineo in aperta campagna verso Borgo S.Siro chi ha preso il nostro posto, facendo l’andatura, procede a strappi e rilanci continui. Si viaggia sempre attorno ai 40 km/h, troppo, e infatti una caduta stile Tour de France coinvolge una decina di ciclisti. Mi cade gente davanti e in fianco, resto in piedi. Mi giro e anche tutti gli altri dell’Amatori Velo sono sani e salvi, per fortuna. Ci sinceriamo che non sia successo nulla di grave a chi ha misurato l’asfalto e riprendiamo il nostro tragitto, ovviamente la velocità cala, siamo tutti un po’ spaventati da quanto appena successo, ma nemmeno il tempo per riprenderci che vediamo un’ambulanza ferma in mezzo alla strada con i soccorritori che hanno appena ripescato un randonneur da un canale. Passata anche questa continuiamo verso il ponte di barche di Bereguardo, punto in cui tutti sanno che bisogna prestare la massima attenzione. Come non detto. Finiscono a terra altri cinque o sei ciclisti…
Dopo Bereguardo il percorso della Rando svolta a Nord, verso casa. Arriviamo abbastanza provati al secondo controllo alla Cascina Bullona. Abbiamo già percorso 173 Km e la stanchezza si fa sentire. Il ristoro è un toccasana e ci facciamo forza del fatto che mancano solo una trentina di Km. Ripartiamo con un pallido sole che cerca a fatica di fare capolinea tra le nuvole. Le strade iniziano ad essere più familiari e in vista dell’arrivo le forze sembrano tornare. Beppe e Marco danno prova di avere una notevole tenuta “sgaloppando” alla grande anche dopo oltre 6 ore in sella. Nerviano è sempre più vicina, e siamo tornati tutti davanti. Arriviamo dopo 201 km, che pur senza salite vere sono sempre 200 Km, non proprio una passeggiata. Stanchi ma contenti ci complimentiamo a vicenda, consegniamo a Ferruccio della S.A.V. i tesserini e ci godiamo un meritato pasta party.
Grazie a Beppe, Juan, Marco e Ugo per aver condiviso insieme tutto il percorso, e grazie a Raffa, Vittorio, Roberto B., Bruno, Giuseppe G., Patrizio, Antonio, Mimmo, Donato e Tiziano per aver preso parte a una bella manifestazione, seppur in una giornata dal punto di vista meteo non delle migliori, permettendo all’Amatori Velo Lainate di essere sempre presente in gran numero a qualsiasi tipo di evento.
Cesare.
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